La comunicazione come strumento di inclusione sociale

L’attenzione al linguaggio come strumento di costruzione di stereotipi, pregiudizi e discriminazioni è diventata centrale nel dibattito sull’inclusione sociale. Viene spesso sottolineato come i mezzi di comunicazione abbiano una doppia funzione: sono specchio della realtà sociale, economica e politica di un paese e, al contempo, strumenti di diffusione e rafforzamento di modelli, valori, ma anche disvalori e stereotipi. I media non sono mai neutri e rappresentano un potente fattore di costruzione dell’immaginario collettivo
Quello che va definendosi come uso inclusivo della lingua è la capacità di rappresentare e raggiungere ogni pubblico, senza esclusione di alcuna categoria o gruppo di persone, ma attribuendo pari riconoscimento e visibilità sociale.
Dietro i termini che si riferiscono ai motivi di discriminazione menzionati dalle direttive europee (Direttiva 2000/43/CE, Direttiva 2000/78/CE, Direttiva 2004/113/CE e Direttiva 2006/54/CE) ci sono le persone: gruppi nazionali e religiosi, persone immigrate, rom, sinti, caminanti; ci sono persone con disabilità; ragazze e ragazzi di origine straniera nati o scolarizzati in Italia, giovani, lavoratori e lavoratrici under 40 e over 50, persone non autosufficienti, anziane; ci sono persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender (LGBT); donne, e ancora, ci sono donne anziane con disabilità, giovani donne con il velo, ovvero persone che vivono condizioni di discriminazione multipla
In una prospettiva ampia che interseca il tema del linguaggio con il principio di non discriminazione e pari opportunità per tutti, un lessico rispettoso deve considerare tutte le diverse condizioni che, spesso sovrapponendosi, caratterizzano le persone e le loro vite.
Occorre tenerevigile, su un piano linguistico, l’attenzione su due aspetti generali:
– il rispetto del genere, ovvero la corretta rappresentazione della presenza e del ruolo delle donne;
– il rispetto delle diversità, ovvero la corretta rappresentazione delle caratteristiche delle persone destinatarie degli interventi finanziati: persone immigrate, persone con disabilità, gruppi etnici e religiosi, giovani, anziani, persone LGBT.
Alcune proposte per un linguaggio non discriminatorio
- evitare il ricorso al maschile inclusivo; specificare il genere femminile; utilizzare espressioni alternative; utilizzare la forma femminile di professioni titoli o cariche ….
- privilegiare l’espressione persone per evitare spersonalizzazioni
- evitare termini etichetta, inesatti, con connotazione negativa e neologismi imprecisi; utilizzare espressioni rispettose delle persone e gruppi a rischio di discriminazione
- utilizzare espressioni rispettose delle diversità e che siano inclusive del genere femminile
Nell’esempio: “… interventi previsti per i disoccupati …” , al termine discoccupati, maschile inclusivo che di fatto rende invisibile la presenza e il ruolo delle donne nella società e nell’economia, si possono preferire: disoccupati e disoccupate (specifica il genere), persone disoccupate (oscura i generi con perifrasi), popolazione disoccupata (utilizza nomi collettivi).
In linea generale, al posto dei termini infdicati, sono preferibili termini come:
disoccupati | disoccupati e disoccupate persone disoccupate popolazione disoccupata |
disabile/inabile diversamente abile/diverse abilitá | persona con disabilità |
immigrati | persone immigrate persone migranti cittadini e cittadine straniere/i… cittadine/i immigrate/i o migrante/i |
extracomunitari | cittadine/i straniere/i non comunitarie/i o neocomunitarie/i cittadini/e non comunitari cittadini/e di paesi terzi |
nomadi | popolazioni/comunità rom, sinte e caminanti persone rom, sinte e caminanti |
lesbiche, gay, bisessuali e transgender | |
lavori disoccupati giovani disoccupati | persone/lavoratori e lavoratrici/ disoccupate/i over 50 persone/lavoratori e lavoratrici/ disoccupate/i / giovani under 30 |
appartenenti a minoranze religiose e linguistiche | persone appartenenti a minoranze religiose/linguistiche |